venerdì 17 aprile 2009

Non sei immorale: sei coglione

Devi crescere. Devi aumentare il fatturato. Devi attirare più turisti. Devi vendere più prodotti. Quest'anno devi guadagnare più dell'anno scorso, e l'anno prossimo più di questo.

Per crescere esistono solo due strategie: ridurre le uscite e incrementare le entrate.

Ridurre le uscite è facile. Fra le molte voci di spesa, una la tagli subito: la manodopera. Che ci vuole? La tecnologia ti aiuta: in quel reparto ieri ci volevano dieci operai e oggi ne bastano cinque. Purtroppo un po' di materiale umano è sempre indispensabile. Ecco allora la prima idea: lavoratori meno esigenti. Anzitutto paghi meno quelli attuali. Come? Precarizzali, così non ti seccano con le loro pretese salariali: "Se non ti piace, puoi accomodarti, ché tanto fuori c'è la fila per lavorare". Contratti a termine, e via andare. Poi, dove non arrivi con la precarizzazione, provvedi con la delocalizzazione. Filippine, Pakistan, India, Cina: la scelta non ti manca. Smantelli le fabbriche e gli uffici dove i lavoratori sono strapagati, sindacalizzati, protetti da sistemi di sicurezza e costosi paracadute sociali, e affidi la produzione di beni e servizi in outsourcing a qualche azienducola dei Paesi emergenti: gente sensibile alla protezione sanitaria, sociale e sindacale perfino meno di te. Un bel risparmio. Così pullulano le tue fabbriche in Cina e i tuoi call center e centri di contabilità in India.

Ma non stai forse dimenticando qualcosa? Ops, è vero: i dipendenti precarizzati o disoccupati rimangono in braghe di tela. Non sarebbe un problema, se non fosse che... proprio loro sono i tuoi potenziali clienti. Chi comprerà i tuoi prodotti e i tuoi servizi? Non certo i morti di fame laggiù, pagati con un pugno di fave dai tuoi schiavisti in outsourcing. Gira e rigira, sempre quassù devi tornare a spacciare la tua mercanzia. Che fare? Purtroppo la delocalizzazione sembra ostacolare la seconda strategia per favorire la crescita, ovvero aumentare le entrate. Sembra soltanto, però, perché tu sei davvero astuto.

Le entrate aumentano se la clientela acquista beni e servizi. Ma la potenziale clientela, ora precarizzata o disoccupata, non ha soldi da spendere. Ecco allora la seconda idea: falli comprare a credito. La pubblicità, da sempre utile, ora ti diventa indispensabile per far passare il messaggio: tutto si può prendere oggi e pagare domani. Basta un bello slogan efficace: "Ritira l'auto adesso, e la prima rata è fra un anno!". Toh, guarda: la mamma dei gonzi è sempre incinta e i suoi figli abboccano a frotte. E acquistano a rate non solo l'auto, ma anche il televisore, il telefonino, le vacanze. Siccome devono comprare e consumare a oltranza (ricorda il mantra: "Bisogna crescere, crescere, crescere!"), non c'è limite alle agevolazioni al credito. Puoi finanziare le loro case al 105 per cento: "Non solo ti do tutti i soldi per comprare la villa, ma in più ci aggiungo una congrua cifra per il mobilio". Così la gente, consumatrice sempre e comunque, ingozzata a forza come le oche in batteria per produrre il foie gras, si indebita per benino.

A questo punto, ecco il colpo di genio finale: quel debito lo impacchetti in prodotti finanziari strampalati e incomprensibili e lo rivendi agli stessi gonzi come investimento sicuro dalle rendite stratosferiche. Non pago di ciò, lo spacci anche agli istituti previdenziali, sicché sgraffigni anche i soldi di chi gonzo non è, ma è stato costretto dallo Stato a risparmiare per la vecchiaia.

Così alla fine scoppia la bolla dei subprime, dei mutui concessi a condizioni favorevoli, troppo favorevoli, a chi non poteva permetterseli. Idioti loro, è chiaro, ma... adesso è facile prendersela con quei poveri pezzenti che si sono indebitati fino alle orecchie per comprarsi la villa e poi, incapaci di pagare le rate, sono falliti in massa e hanno trascinato con sé l'economia di tutto l'impero. E' facile, sì, però bisognerebbe prima chiedersi due cose. Sono pezzenti, ma... anzitutto chi li ha resi pezzenti? E poi... chi ha suscitato in loro la convinzione di potersi permettere, anzi di doversi permettere una villa per potersi sentire qualcuno?

Riassumo. Per risparmiare, precarizzi o licenzi e quindi impoverisci i potenziali clienti. Che però poi, per aumentare il fatturato, induci a consumare a forza di debiti. Infine quegli stessi debiti glieli rifili come investimento. Una vera alzata d'ingegno.

Potrei biasimarti per la tua insensibilità sociale, per la tua perdita del senso di solidarietà umana, per il tuo disinteresse nei riguardi delle disgrazie altrui. Ma non lo farò.

Perché tu non sei banalmente immorale: sei coglione.

La tua plutocratica sicumera si fonda su un dogma irrazionale e pericoloso: il dogma della crescita a tutti i costi, sempre e a oltranza.

Devi crescere sempre. Ma non basta: anche la tua crescita deve crescere. Se la crescita rallenta, sei nei guai: "Ragazzi, l'anno scorso siamo cresciuti del 3 per cento e quest'anno solo del 2! E' una tragedia!". Insomma, non solo la derivata prima dev'essere positiva, ma anche la seconda. Ma a spese di chi? O di che cosa? E fino a che punto?

Una crescita infinita non è un problema se il sistema è aperto. In poche parole, se ti circonda un ambiente dal quale puoi pescare a piacimento risorse e materie prime, e nel quale puoi scaraventare a volontà rifiuti e porcherie, allora puoi crescere senza limiti. Purtroppo, però, la Terra è un sistema chiuso. Più di tanto non la puoi spremere. E non può contenere scarti, scorie, schifezze ad libitum. Ergo, oltre un certo limite non potrai andare.

Un esempio? I turisti. Lo so bene: tu godi come un mandrillo in calore quando arrivano in massa nel tuo albergo o nel tuo ristorante. Meglio ancora se sono più dell'anno scorso. E poi ancora di più. "Ragazzi, abbiamo il 3 per cento in più di pernottamenti!". D'accordo... e poi? Quanti turisti vuoi arrivare ad avere, a forza di più 2 e più 3 e poi più 4 per cento? Centinaia di migliaia? Milioni? Quanti ristoranti e quanti alberghi e quante case di vacanza vuoi costruire per rifocillare e ospitare questa mandria? Dove li metterai? Alla fine, per accogliere i turisti, sarai costretto a cementificare tutto. Ridurrai il panorama uno schifo e alla fine nessuno verrà più. Sei felice?

Come dici? "Da sempre le cose stanno così". Hai ragione: da sempre sussiste il dogma della crescita. Perché non è mai andato tutto a catafascio ben prima di adesso? Le ragioni sono tre.

Anzitutto prima, per molto tempo, il sistema poteva essere considerato, a tutti gli effetti pratici, aperto. Il vasto mondo era in gran parte inesplorato. Dunque per allargarti ti bastava attraversare l'Atlantico, accoppare un po' di amerindi e fregar loro le risorse naturali. Ti serviva forza lavoro? Toh, guarda: c'era lì l'Africa, piena di manodopera schiavizzabile, quindi a costo zero. Oggi il giochetto non funziona più, perché non c'è più un francobollo di terra che non sia stato sfruttato e/o inquinato. Dove scappi, allora? Quali nuovi mercati colonizzi? In quale buco remoto vai a scaraventare le tue scorie?

Inoltre non è vero che prima non è mai andato tutto a catafascio. Come la mettiamo con le crisi cicliche, così inevitabili da essere ormai considerate connaturate al capitalismo? E su... e giù... e su... e giù... e su... e ogni volta che vai giù lasci sul terreno milioni di posti di lavoro e capitali immensi. Dopodiché ricominci a crescere. Eh, tu sì che sei scaltro.

Così scaltro che hai perfino escogitato la terza soluzione al problema della crescita infinita, ossia la madre di tutti i catafasci possibili e immaginabili: una bella guerra purificatrice. Non ci vuole molto: quattro, cinque, massimo sei anni di macelleria su vasta scala. Crollo totale di ogni produzione, dall'agricoltura ai servizi passando per l'industria (salvo quella militare, eh!). Milioni di morti, nel XX secolo addirittura decine di milioni. Alla fine, quando hai spianato per bene la qualità della vita delle masse rincitrullite con l'ideale di Patria, quando hai fatto un po' di spazio per un nuovo aumento demografico e per un nuovo boom economico, puoi riprendere a crescere. Più pimpante di prima. Purtroppo ora anche questo trucco te lo puoi scordare. Nell'ultimo mezzo secolo hai continuato a gestire le tue guerricciole per interposta persona fra i morti di fame del Terzo Mondo. Ma quella sana catarsi oggi... nell'Occidente evoluto? Inconcepibile, lo sai bene.

In conclusione, in questo pianeta ormai globalizzato non ti puoi allargare e non puoi resettare il sistema con un'altra guerra mondiale. Eppure vuoi continuare a crescere.

Ma già sento il rimprovero: "Bella forza, Shevek! E' facile dire così. Forse non vorresti anche tu guadagnare sempre di più?".

Chi, io? Io no. Non per forza, almeno. Certo, se qualcuno mi regala 3.000 euro al mese così, senza far niente, mica ci sputo sopra. Ma se per quei 3.000 euro io devo sacrificare gli ultimi scampoli di vita familiare, di lettura, di passeggiate, di riposo... beh, grazie, allora ne faccio volentieri a meno. Tieniti pure i tuoi soldi. E poi per farci che cosa? Per comprare un'ingombrante fuoriserie di lusso che beve come un etilista? Oppure una villa di 30 stanze, così grande che non riuscirei a incrociare mia moglie neppure per caso? O magari altri 10 mila libri che non avrei mai il tempo per leggere, neppure se non facessi altro dalla mattina alla sera?

Ecco, è questo il nocciolo della questione. Io prima ho deciso che cosa voglio. Prima, capisci? Ho stabilito a priori quale benessere desidero. Benessere materiale ma anche spirituale, emotivo, affettivo, culturale. Dopo, solo dopo, ho calcolato quanto devo lavorare e quanto devo guadagnare per arrivare fin lì. Ci sono arrivato e poi mi sono fermato. Punto. Non voglio crescere oltre. Sto bene come sto.

Come dici? Tu no? Ecco perché sei coglione.

Shevek

(mirrorato su Tumblr)


15 commenti:

Shevek ha detto...

Perfetto. Per quanto ovvio mi sembrino i concetti, esprimerli in moto conciso ed efficace non è facile.

Paolo Gardinali

Shevek ha detto...

Enzo Michelangeli alle 5.43 del 19 aprile

In realta' sono fallaci, per varie ragioni:
In primo luogo, un'impresa ha molto piu' clienti che dipendenti, quindi una riduzione dei salari ai propri dipendenti e' la strategia razionale, dato che non impatta le proprie vendite in modo apprezzabile.
In secondo luogo, la prosperita' di un paese dipende molto di piu' dall'accumulazione di capitale e successivo ri-investimento che nel pagamento di salari (che, come costo, sottrae risorse all'accumulazione).
In terzo luogo, di precarieta' non ce ne sara' mai abbastanza: la sicurezza genera pigrizia e parassitismo. Il problema e' semmai che in Italia ci sono figli e figliastri: dipendenti inamovibili (sopratutto nel settore pubblico) e precari con contratto a termine. Tutti dovrebbero essere ugualmente precari, e questo sicuramente non aumenterebbe la disoccupazione (a meno che tu sostenga che in media troppa gente e' impiegata e lo e' solo perche' non e' possibile liberarsene).
In quarto luogo, perche' mai esportare lavoro in paesi a basso costo dovrebbe essere riprovevole? Aumenta i salari a gente pagata venti volte meno che nel primo mondo, e che ha molto piu' bisogno di lavorare. O l'egualitarismo e' un valore solo entro i confini nazionali?
Finalmente, se l'obiettivo e' la decrescita alla Paolo Cento, perche' lamentarsi di un sistema che a dire di Marco non genera crescita perche' taglia il combustibile dei consumi (cioe' i salari)?
In realta' la crisi attuale e' figlia della stessa fallacia in cui cade Marco: il credere che l'unica cosa che conta siano i consumi, e che in mancanza di aumenti di produttivita' questi possano essere sostenuti dall'espansione del credito (ad esempio, l'"equity extraction" con mutui secondari sulla casa, e politiche monetarie espansive come quelle seguite dalla FED).
Malthus diceva la stessa cosa, e aveva torto marcio: ma a lui si puo' perdonare dato che la rivoluzione industriale stava cominciando solo allora. I batteri, contrariamente agli umani, non hanno tecnologia (non era questo che per Marx contraddistingueva l'Homo Sapiens dalle altre specie, la capacita' di creare i propri mezzi di produzione?).
Nonostante quel che dice quell'idiota di Tremonti, il cibo non sta affatto scarseggiando su scala globale. I recenti (e per lo piu' temporanei) aumenti di prezzo dei prodotti agricoli sono stati largamente dovuti all'ultima follia "verde": i biocarburanti, incentivati da denaro pubblico per far contente le aziende agricole, incoraggiando l'adozione di processi che oltre a far incetta di prodotti utilizzabili per l'alimentazione consumano centinaia di litri d'acqua per ogni litro di carburante prodotto (http://digg.com/d1oYBG ).
Nota anche che "crescita" non significa "crescita numerica": anzi l'esperienza mostra che, senza eccezioni, il tasso di natalita' scende quando il tenore di vita aumenta. Io vedo un ENORME spazio per la crescita del PIL pro capite, grazie alla riduzione della quantita' di ore lavorate necessarie per unita' di prodotto (in una parola, alla produttivita') che consegue a miglioramenti tecnologici.

Enzo Michelangeli

Shevek ha detto...

Fabio Rezzonico alle 7.16 del 19 aprile

Non bisogna essere dei geni dell'economia per capire che una crescita infinita e sempre in accelerazione (la famosa derivata seconda) è insostenibile a lungo termine in un sistema chiuso... forse a quelli di Wall Street avrebbe fatto bene studiare un po' di biologia, magari partendo dall'osservazione di una coltura batterica!

Fabio Rezzonico

Shevek ha detto...

Marco Cagnotti alle 10.20 del 19 aprile
Enzo, se posti i tuoi commenti nel blog di Shevek è più semplice. :-)

Riguardo alle tue riflessioni, mi pare che possano essere riassunte in un unico concetto: la crescita infinita è possibile grazie all'aumento di produttività prodotto dalla tecnologia.

Ma, anzitutto, la produttività non si applica a qualsiasi risorsa: prendi il caso del territorio e dei turisti, per esempio. Non c'è storia. Non puoi far crescere i turisti all'infinito: banalmente, non ci stanno, non c'è posto.

In secondo luogo, tu parti dall'assunto che il miglioramento tecnologico che accresce la produttività compensi esattamente o perfino di più la finitezza del sistema chiuso. Ma ne sei sicuro?

Marco Cagnotti

Shevek ha detto...

Vanni Noferini alle 10.51 del 19 aprile

Una crescita infinita del benessere (cioè in ultima analisi dell'energia pro capite disponibile) è impossibile. Dimostrazione: salvo fluttuazioni quantistiche (comunque limitate nel tempo), l'energia dell'Universo è finita.

Volendo passare dalla logica alla pratica, prima o poi la differenza fra un'esponenziale e una sigmoide dovrà rivelarsi anche su scala planetaria, spinte tecnologiche o meno (la spinta tecnologica può aumentare l'efficienza dello sfruttamento dell'energia, però questa non può superare 1 per definizione - e se uno vuol credere al teorema H è perfino strettamente minore di 1). Una volta considerato questo fatto l'obiezione posta decade, prima o poi arriveremo sulla coda della sigmoide.

Se sia arrivato adesso quel momento non saprei dire, se ci devo scommettere dico di no, ma in termini filosofici l'autore del blog non è mica fuori dal seminato... prima o poi accadrà.

p.s. a proposito: chi è l'autore del blog?

Vanni Noferini

Shevek ha detto...

Marco Cagnotti alle 10.59 del 19 aprile

Scusate, ma non è meglio postare i commenti direttamente sul blog?

Su Shevek... non so chi sia. :-)
Ma trovo questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/I_reietti_dell%27altro_pianeta

Marco Cagnotti

Shevek ha detto...

Enzo Michelangeli alle 12.30 del 19 aprile

Marco, oramai siamo qui... Se trasferisci i commenti pregressi sul blog per me va bene, ma altrimenti non si capisce il contesto.
Sull'output: non e' necessario vada all'infinito per continuare a crescere: esistono anche gli asintoti orizzontali :-) Ma questi comunque mi paiono ancora molto lontani. Ad esempio, quando finalmente avremo energia pulita e a basso prezzo in abbondanza (prima o poi la fusione o qualche altra cosa la faranno ben funzionare) potremmo coltivare enormi territori attualmente invivibli come Siberia, nord del Canada o Groenlandia (riscaldandoli) o zone attualmemte desertiche desalinizzando l'acqua marina. E comunque la popolazione sta gia' assestandosi e difficilmente andra' oltre ai 10 miliardi.
L'unico vero pericolo e' cedere alle ubbie millenariste e mettersi a girare battendosi il petto e annunciando l'imminente fine del mondo portata dai nostri peccati. Quello si' rischierebbe di farla arrivare...

Enzo Michelangeli

Shevek ha detto...

Vanni Noferini alle 12.45 del 19 aprile

Osservazione ineccepibile - gli asintoti orizzontali delle sigmoidi sono certamente crescite in matematica esatta - ma temo che ciononostante gli economisti li chiamerebbero stagnazioni... vili questioni di discretizzazione e approssimazione.

Concordo invece sull'evitare di battersi il petto, e concordo sul fatto che la popolazione prima o poi smetterà di crescere (ma non è detto che il processo sia indolore... non necessariamente per noi occidentali magari).

Dal punto di vista filosofico però continuo a essere d'accordo con il blogger misterioso. Non si può "crescere" (nel senso come sopra di crescita sensibile ai rilevamenti statistici, così evitiamo gli asintoti :) ) per sempre, e soprattutto vivere per lavorare anziché il contrario mi è sempre parso un po' una coglioneria...

Vanni Noferini

Unknown ha detto...

Quando avremo l'energia pulita e a basso prezzo... ma intanto non l'abbiamo.

L'impronta ecologica globale, mi risulta, è eccessiva per il pianeta. Quindi, tecnologia o non tecnologia, la pressione ADESSO è eccessiva, la crescita è folle.

Non mi sembra che Shevek volesse preconizzare la fine del mondo. Più che altro, dal suo tono, sembra voler sottolineare la follia del trend di crescita permanente.

Riguardo alle garanzie... convengo che c'è squilibrio: da un lato i privilegiati con il culo troppo protetto (gli assunti a tempo indeterminato) e dall'altro gente gli sfigati con il culo troppo coperto (i precari). Una giusta via di mezzo sarebbe preferibile, come scrive Enzo. Però...

...però proprio Enzo mi insegna che uno dei principi cardine del liberismo è la responsabilità. Quanto maggiore è la tua responsabilità, tanto più guadagni. E mi sta bene. Ma responsabilità significa portare le conseguenze delle proprie azioni. I manager, invece, hanno mandato a puttane aziende sane, hanno preso i bonus e sono spariti. UBS ha appena annunciato la perdita di 2.500 posti di lavoro solo in Svizzera (1.500 per licenziamento). Marcel Ospel se n'era già andato... con una buonuscita multimilionaria. E' giusto tutto questo? E' compatibile con i principi del liberismo? Gli assunti sono tali a tempo indeterminato... finché la baracca non crolla. E, quando crolla, sono loro che ci rimettono davvero, non i reali responsabili del disastro.

Marco

Unknown ha detto...

> L'impronta ecologica globale, mi risulta, è eccessiva per il pianeta. Quindi, tecnologia o non tecnologia, la pressione ADESSO è eccessiva, la crescita è folle.

Ma dai, il pianeta manco se ne accorge. E poi anche l'umanita' e' parte del pianeta. Smettiamola con questi sensi di colpa para-religiosi: fosse per loro, gli esemplari di endangered species ci si sarebbero gia' mangiati.

> ...però proprio Enzo mi insegna che uno dei principi cardine del liberismo è la responsabilità. Quanto maggiore è la tua responsabilità, tanto più guadagni. E mi sta bene. Ma responsabilità significa portare le conseguenze delle proprie azioni. I manager, invece, hanno mandato a puttane aziende sane, hanno preso i bonus e sono spariti. UBS ha appena annunciato la perdita di 2.500 posti di lavoro solo in Svizzera (1.500 per licenziamento). Marcel Ospel se n'era già andato... con una buonuscita multimilionaria. E' giusto tutto questo? E' compatibile con i principi del liberismo?

No, e del resto i manager non sono capitalisti: sono solo impiegati straprotetti e strapagati che spesso derubano i veri capitalisti (gli azionisti) i quali sono spesso molto, molto meno ricchi di loro. E' l'ennesimo caso del problema agente-principale, che si fa sentire in proporzione alle dimensioni dell'organizzazione (raggiungendo il culmine nella macchina statale).

Se vuoi leggere quello che liberisti autentici pensano dell'intera faccenda, leggi d'occhio articoli come questo o questo, , e in leggi spesso i siti dove sono comparsi...

Unknown ha detto...

Che il pianeta manco se ne accorge lo dici tu. A me non sembra proprio.

E certo l'umanità è parte del pianeta. Con me sfondi una porta aperta, su questo. Se anche decidessimo di autoestinguerci a forza di bombe atomiche, sarebbe comunque un evento naturale,,, perché noi siamo esseri naturali. Io non ne faccio una questione di sensi di colpa prodotti da chissà quale moralità. La moralità non c'entra. Rovinare questo pianeta non è immorale: è banalmente idiota.

Che, fra l'altro, mi pare sia proprio quello che sostiene anche Shevek.

Riguardo ai manager... cedo sul punto: la colpa, in ultima analisi, è degli azionisti. Chi è causa del suo mal...

M.

Unknown ha detto...

Marco, nessun liberale nega che esistano esternalita' che richiedono qualche forma di legislazione a protezione dell'ambiente. Il punto e' che se vai a guardare queste protezioni sono tanto piu' presenti laddove maggiore e' il livello di sviluppo, per la semplice ragione che esse hanno un costo, e quando si e' troppo poveri le priorita' sono diverse.
Poi, tu dici che tu non hai un aproccio moralista. Purtroppo, la stessa cosa non e' vera per la vasta maggioranza del movimento ambientalista: io ne ho le palle piene di accendere la TV e sorbirmi documentari BBC col finalino edificante sull'importanza di preservare le specie minacciate di estinzione e sul nostro diritto o meno di modificare la natura. Viva George Carlin, come sempre... Questi ambientalisti sono gente che si preoccupa se si estinguono le tigri, che in India o Indonesia uccidono centinaia di persone ogni anno. Scommettiamo che si fossero nel loro vicinato chiamerebbero i marines col lanciafiamme?

Shevek ha detto...
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Unknown ha detto...

Le esternalità hanno un costo e vanno protette... ma siamo sicuri che vengono davvero protette con maggiore attenzione ed efficienza laddove i soldi ci sono? Non parlo del panda e della foca monaca, adorati dagli ambientalisti nostrani. Parlo della protezione dell'ambiente nella sua globalità, protezione che richiederebbe tanto per cominciare una maggiore sobrietà di consumi. Solo che...

...vallo a dire nel ricco Occidente che ci vorrebbe maggiore sobrietà di costumi! Ti crocifiggono. Sbattersi per il panda e la foca monaca richiede poco impegno: tutti si inteneriscono, tutti firmano l'appello, tutti scuciono qualche soldino a Greenpeace,. Ma vedi un po' se si riesce a far passare una legge che imponga consumi limitati alle auto. Vedi un po' se si riesce a rimuovere dalle pagine patinate dei giornali la pubblicità dei SUV.

Non so: cose così...

D'altronde, Enzo, chi inquina di più non sono i morti di fame, ma i Paesi più ricchi, USA in testa.

O no?

M.

o.broggini ha detto...

> Sbattersi per il panda e la foca monaca richiede poco impegno: tutti si inteneriscono, tutti firmano l'appello, tutti scuciono qualche soldino a Greenpeace,. Ma vedi un po' se si riesce a far passare una legge che imponga consumi limitati alle auto.

Un eccellente esempio di quella che, nella Teoria dei giochi, si chiama "Segnalazione a basso costo"