domenica 26 aprile 2009

"...dimmerda!"

"Bastardi romeni dimmerda!". Il mio vicino è categorico. "Perché?", gli chiedo. Mi squadra, fra il perplesso e l'incazzato. "Come perché?". "Perché romeni dimmerda?", insisto. "Cazzo, perché sono tutti delinquenti! Vengono qua e ci derubano, ci accoltellano, ci stuprano le donne... ma ti rendi conto?". D'accordo, mi rendo conto. Ho capito. Cedo la posizione. Non c'è da discutere. Capacissimo di aggredirmi, questo campione dell'italica civiltà. Lo lascio al suo mugugnare, mi allontano e rifletto.

Che cosa sai tu? Sai quanto sperimenti in prima persona o ti viene riferito da una fonte attendibile. Per esempio, il muro del palazzo di fronte è bianco. Toh: è lì, lo vedi, è bianco, lo sai. Se non sei un epistemologo, non stai a questionarci su. Inoltre tua cugina in Sicilia s'è sposata. Non ti ha invitato (che culo!), ma la zia è andata al matrimonio e ti ha riferito della cerimonia in chiesa e del pranzo con 372 invitati (più una decina di imboscati). Tu non c'eri, non hai assistito in prima persona, ma la fonte è affidabile. D'altronde quali motivi avrebbe la zia per mentirti? Sicché ti fidi. Tu però sai anche altro: tua cugina è un po' zoccola, ha tradito parecchie volte il futuro marito e, anche se davanti a Dio vestita di bianco gli ha giurato amore eterno, non perderà il vizietto. Questo tua zia lo ignora. Tu invece lo sai perché te l'hanno riferito amici comuni. Di nuovo: fonte affidabile, quindi fiducia. Il matrimonio e i facili costumi della cuginetta sono fatti compresi nel tuo personale orizzonte degli eventi: toccano te o i tuoi amici e parenti. Sulla base di queste informazioni tu giudichi la realtà: l'educazione un po' bigotta impartita dalla zia alla figliola, concludi, non è stata molto efficace nel moderarne la libido.

Poi, fuori dal tuo microscopico mondo di affetti e amicizie, c'è tutto il resto. Gli incidenti stradali nel paese vicino, gli attentati in città lontane, i terremoti in posti sfigati. Ma pure la nascita del primogenito reale, il viaggio all'estero del capo di Stato, il toccante discorso del Pontefice. Esistono perché te li raccontano i giornali e i tiggì. E ti fidi. Ti fidi?

La realtà non esiste. Esiste solo la tua conoscenza della realtà. Se qualcosa non la conosci, allora non esiste. Pensaci: di fatto, è così. Tua zia considera sua figlia una santa ragazza timorata di Dio e tanto tanto innamorata del marito. Dal suo punto di vista, la realtà è quella: le corna in famiglia non ci sono. Su scala più ampia, nel mondo fuori dalla tua esperienza e dalla tua conoscenza dirette, se i mezzi di comunicazione non ti informano su un fatto... esso non esiste, non c'è. Certo, esiste per chi ne è toccato di persona. Ma per te no. E il tuo giudizio sul mondo dipende solo da quanto sai tu, non da quanto sanno gli altri.

Due romeni stuprano una ragazzina in un bosco. Il tiggì della sera apre con la notizia. Non mente: il fatto è reale. Tu sei sconvolto per la brutalità del crimine. Il tiggì aggiunge: "In poche settimane, è il terzo caso di stupro commesso da romeni". Tu cominci a schiumare di rabbia. Nasce in te un moto di ribellione. Quasi un desiderio di vendetta. Non indagherò qui sulla legittimità di questa tua reazione. Più avanti, forse. Per ora la osservo soltanto. Domani sera un altro tiggì su un altro canale insisterà sulla provenienza degli stupratori. Sono romeni, capito? Ro-me-ni. Il ministro, al microfono, è esplicito e risoluto: "C'è un'emergenza criminalità!". "Diamine, è vero!", rifletti. "Guarda quante orribili notizie ci raccontano. Non si può più stare sicuri con questi immigrati!". Il mio vicino aggiungerebbe "...dimmerda!", ma tu ancora non sei arrivato fin lì. Sei sulla strada buona, però.

Adesso esci di casa. Gli amici ti aspettano al bar. A un incrocio trovi due militari accanto a una camionetta grigioverde. Fermano le persone e chiedono loro i documenti. Anche a te. Dapprima sei perplesso, ma poi ricordi: il governo, per far fronte all'emergenza criminalità, ha dispiegato migliaia di soldati nelle grandi città. Guardi i due giovani armati, comprendi, ti senti rassicurato, sorridi. Mostri la carta d'identità, perché tu sei una persona per bene. Perché tu hai la coscienza pulita. Non sei un immigrato clandestino o un romeno stupratore (sì, sì, "...dimmerda!": su, dai, ci sei quasi). Per la verità, le strade cittadine presidiate dai militari ti creano un certo déjà vu... dov'era?... mmm... forse scene di vita quotidiana di una dittatura sudamericana? E non è tanto bello. Anzi, è perfino un po' inquietante. Ma importa? Respingi il pensiero, perché bisogna fare qualcosa contro questa emergenza criminalità di cui parlano tutti i tiggì. Ci vuole più sicurezza, ecco. Con 'sti cazzo di romeni stupratori, poi... Al bar un conoscente ti riferisce lo scippo della pensione alla nonna. "L'era un negher, capisci?". E' fatta: ci sei anche tu. "...dimmerda!", concludi. Appunto.

Che cosa ti manca? Tutto il resto. L'informazione nascosta dai tiggì. Di solito qualche cifra. La grande maggioranza degli stupri in Italia è commessa da italiani. E una percentuale significativa avviene in famiglia, non nei boschi. D'altronde l'Italia è uno dei Paesi più sicuri del mondo. Fra i suoi 60 milioni di abitanti si verificano 600 omicidi all'anno. Come a Los Angeles, per dire. Ma Los Angeles ha 4 milioni di residenti. Nel 1862 i registri del Regno d'Italia contavano 623 vittime di omicidio. Quindi stiamo messi come allora? No, stiamo messi meglio: nel 1862 c'erano 20 milioni di italiani. Come dici? "Ma non ci sono solo gli omicidi!". Hai ragione. Vogliamo parlare delle aggressioni o delle minacce? Ecco qua: in Italia 8 denunce ogni 1.000 abitanti. Sono tante? In Francia sono 22, in Germania 27, in Norvegia 29 e in Inghilterra e nel Galles addirittura 58.

Tutto questo i tiggì non te lo dicono. Ti raccontano però, in apertura dell'edizione serale, dei due stupratori romeni. Attento, eh! Ro-me-ni, chiaro? Un altro stupratore aveva aggredito una badante filippina la settimana precedente. Ma era italiano, perciò era finito fra le ultime notizie dell'edizione di mezzogiorno del tiggì. E tu, in pausa pranzo, ne avevi sentito parlare distrattamente. Stasera, invece, sollecitati dal brutale stupro dei due romeni, i tiggì danno la parola al ministro per denunciare la terribile "emergenza criminalità" provocata dagli immigrati e comunicare ai telespettatori l'arrivo dei soldati: gente esperta, veterani delle cosiddette "missioni di pace". Il ministro dimentica un particolare: le regole di ingaggio durante le missioni di pace (in territori di fatto in guerra) sono un po' diverse dalle procedure delle forze dell'ordine. E i veterani hanno il grilletto facile. Ma non importa. Importano solo l'ordine e la sicurezza. E i militari servono, diamine! Il giornalista sorride, annuisce, regge il microfono e non chiede come mai servano tutti questi soldati, considerando i 559 poliziotti ogni 100 mila abitanti in Italia, mentre nell'Unione Europea la media è di 329 agenti. Lui sa ma non chiede, e a te quella domanda non viene in mente, perché neppure sai. Così come non percepisci l'incoerenza nell'azione del governo: con una mano manda i militari per le strade e con l'altra taglia i finanziamenti alle forze dell'ordine, in difficoltà perfino nel fare il pieno alle auto di servizio. Macché: tu di quei tagli non sai nulla. I tiggì non te ne hanno parlato, dunque i tagli non esistono.

Un'altra cosa i tiggì non ti hanno riferito: ogni anno in Italia ci sono 1.300 morti sul lavoro. Il doppio degli omicidi. Stupito? Eh, già. Il problema diventa attuale solo quando alcuni disgraziati muoiono bruciati vivi in una fabbrica. Ma trascorrono poche settimane e l'episodio scivola nel dimenticatoio. Nel frattempo il governo provvede a varare nuove leggi per ammorbidire le norme di sicurezza e ridurre le responsabilità dei datori di lavoro. I giornali e i tiggì tacciono. Perché il vero problema è un altro: è l'emergenza criminalità. E i soldati nelle strade sono molto più urgenti degli ispettori nelle fabbriche, nei cantieri, negli uffici, nelle scuole.

Non c'è bisogno di modificare il passato o il presente. Non serve creare una neolingua o imporre un bispensiero. Basta non raccontare, oppure raccontare in modo funzionale alle proprie esigenze, evidenziando questo e nascondendo quell'altro. E' facile, quando si possiede il controllo dell'informazione... e quindi della realtà. Chi governa i media governa la conoscenza delle persone. E il loro pensiero. E il loro voto.

I colpi di Stato sono obsoleti. Anticaglie del Novecento. E' finita l'epoca degli squadroni della morte, dei desaparecidos, delle torture, della polizia politica. Tutto è assai più semplice. E indolore. Siamo in democrazia, no? La gente può andare a votare. E voterà come il governo vorrà. I cittadini lo prenderanno nel culo e ne saranno compiaciuti e soddisfatti. Se farà un po' male, si potrà sempre dare la colpa a qualche romeno. Ah, dimenticavo: "...dimmerda!".

Shevek

(mirrorato su Tumblr)


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