domenica 27 settembre 2009

La responsabilità del basco rosso

Voce fuori campo: "Il figlio di un eroe italiano". Primo piano del bambino col basco rosso mentre fa il saluto militare. Intorno le più alte cariche dello Stato. Mani istituzionali stringono mani vedovili. Seguono intensi abbracci, e molte lacrime inzuppano veli e grisaglie. Facce dolenti e rabbiose di parà mentre portano a spalla le bare velate dal tricolore. Tutt'intorno bandiere a mezz'asta e cordoglio nazionale. Lunghe code di cittadini per l'estremo saluto ai feretri. In milioni di case, espressioni addolorate davanti al tiggì. Addolorate e intenerite dal bimbo col basco da parà. Addolorate e incazzate per quei terroristi di merda, assassini dei "nostri soldati", anzi dei "nostri ragazzi", come spiega la TV.

Come molti, anche tu hai scelto la carriera militare. L'uso delle armi è previsto, organizzato, programmato. Sei addestrato accuratamente. Scopo: uccidere altri esseri umani. A questo servono le armi, pare. Di solito però il bersaglio non collabora, e a propria volta si arma per ucciderti. Ti stupisci?

Ora sei un professionista. Non solo: sei pure un volontario verso un'area di guerra. "Missione di pace", la chiamano. Guerra o pace? Non importa, perché di fatto sono posti dove si spara e spesso ci scappano i morti. Non è mica un mistero. Eppure tu ci vai, profumatamente pagato. C'è un rischio, manifesto e risaputo, ma tu ci vai. Non è una vacanza al Club Med, ma tu ci vai.

Poi ti sparano davvero. Oppure un'autobomba ti esplode accanto. Succede. D'altronde tu sei lì col mitra e i blindati, e magari questo non garba a qualcuno. Che ti spara e ti ammazza.

Sia chiaro: io certo non ne godo. Non è bello. Per niente. Mi dispiace molto per te e per il tuo bambino col basco da parà. Però una domanda voglio fartela: che ti aspettavi? Era nel conto. O no?

Adesso il Paese ti considera un eroe. "Non meritava un destino così crudele", dicono tutti. "Non è giusto", aggiungono. "Bisogna farla pagare ai colpevoli", concludono.

Io non capisco: qualcuno dovrebbe spiegarmi dove sta, in tutto questo, la presa a carico delle conseguenze delle proprie scelte. "Responsabilità individuale", si chiama. Ecco, dove sta?

Shevek

(mirrorato su Tumblr)

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