domenica 3 maggio 2009

Una domenica, dopo la Messa

Il sole negli occhi. Mi godo la calura precoce di questa primavera che anticipa l'estate. Una tranquilla domenica, sul sagrato della chiesa parrocchiale. Per curiosità, stamattina sono stato a Messa. E ora mi ritrovo, abbandonato su questa panchina, a osservare i bambini più grandicelli che corrono mentre le loro mamme chiacchierano spingendo le carrozzine dei fratellini più piccoli.

Si avvicina una... una signora, direi, perché definirla "ragazza" sarebbe ormai fuori luogo. Sulla trentina, in abito sportivo. Anche lei con la sua carrozzina. Dentro c'è un fagottino con un pagliaccetto azzurro. Dorme tranquillo. La osservo di sbieco, senza farmi notare. L'avevo già notata prima, in chiesa, mentre mi aggiravo fra i banchi. Dopo la Comunione si era inginocchiata con intenzione, assorta. Ora si siede sulla mia panchina e si guarda in giro. Poi si volta verso di me e...

"Bella giornata, vero?".

Si vede che ha voglia di chiacchierare. Io no, ma non voglio essere scortese. Invece che un grugnito, emetto un educato "Già". La signora non si dà per vinta: "E' solo?".

Ma tutte a me devono capitare le persone bisognose di un contatto umano? Reitero il "Già" di prima, sperando che stavolta intuisca.

"E' stato a Messa?". Niente: è proprio di coccio.

"Già", insisto. Penserà che il mio lessico si limiti a quest'unico avverbio. Pazienza.

"Anch'io. Stamattina mi è proprio piaciuta la predica di don Sandro".

Ho capito: non me la scrosto. Però magari riesco a cavarne qualche informazione interessante. "Davvero?", chiedo.

"Sì, don Sandro è un prete così moderno... Da quando c'è lui vengo a Messa molto più volentieri".

Chissà perché, a me i discorsi di don Sandro sono sembrati un coacervo di banalità buoniste. Ma voglio lasciarla chiacchierare, così esco dal mio mutismo e mi presento: "Mi chiamo Shevek".

Spero che, nella sua ansia di attaccare bottone, lei non si metta a far domande. Macché: "Io mi chiamo Franca. Le dicevo che...". Per fortuna è troppo egocentrica per essere interessata a qualcosa che non sia se stessa. Meglio così.

"...che don Sandro è davvero un uomo speciale. Aperto, solare, tollerante. Da lui mi sento capita. Così ho deciso che sarà lui a sposarmi".

Trasecolo: la signora con prole non è coniugata? "Scusi... sposarsi?".

"Sì, certo. Il mio compagno e io, il papà di Matilde, conviviamo da tre anni. Ma ora abbiamo deciso di sposarci in chiesa. E stiamo seguendo il corso che don Sandro tiene ai fidanzati per la preparazione al matrimonio".

Inarco un sopracciglio. Questa donna non è caduta da cavallo sulla strada di Damasco: è cattolica da un pezzo. Ma ciò non le ha impedito di convivere e avere una figlia senza sposarsi in chiesa. Adesso il prete, sebbene lei viva tuttora "nel peccato", la accoglie a Messa, le lascia prendere la Comunione, le fa seguire un corso di preparazione al matrimonio.

Non dico nulla. Tanto lei va avanti a ruota libera. "Invece il prete della chiesa in cui andavo prima, sebbene fosse anche più giovane di don Sandro, era un tale rompi... Non la finiva più di ricordarmi che convivere è sbagliato, che un figlio fuori dal matrimonio dà scandalo... e un giorno si è perfino rifiutato di darmi la Comunione. Una vergogna, davanti a tutti! Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ero stufa e avevo sentito parlare bene di don Sandro, così ho cominciato a frequentare questa parrocchia". Tace. Sembra che si aspetti una replica da parte mia. Quasi quasi la provoco.

"Lei è cattolica?". Vediamo se mi segue...

Si stupisce: le sembra scontato. "Ma che domanda è? E' ovvio!".

Bene, bene, bene... "Quindi lei accetta i dogmi della religione cattolica. E dovrebbe seguire i precetti che la Chiesa cattolica prescrive".

Ha lo sguardo vacuo di chi non capisce. "Sì, ma... in che senso, scusi? Cioè... che cosa vuol dire?".

Parto con il primo affondo: "Vuol dire per esempio che lei stamattina, prendendo la Comunione, si è nutrita di Dio".

Una ruga le si forma fra le sopracciglia.

"Lei sa che l'ostia consacrata è un pezzo di Dio, vero?", proseguo.

"Sì, questo è quello che dicono i preti".

"No, Franca, questo è ciò che è vero per ogni cattolico. E' un fatto chiamato transustanziazione".

"Transu... che?".

Ecco, qui ti volevo. "Vuol dire che quel pezzo di pane che lei ha mangiato è un pezzo di Dio, non un semplice simbolo".

Mi guarda come se fossi un integralista. "Senta, scusi, ma non è che si può prendere per oro colato tutto quello che dicono i preti, eh!".

"Ah, no? Lei sa che per queste cose nei secoli passati la gente scatenava guerre, persecuzioni e roghi? Sono questioni importanti, di sostanza. Lei è libera di non crederci, ma in tal caso lei non è cattolica. Certo, magari la sua famiglia è cattolica e lei è stata educata in questa religione e ancora va in chiesa a prendere la Comunione, ma in fondo... se lei non accetta questi dogmi, lei non è cattolica. Sarà qualcosa di altrettanto dignitoso, magari sarà evangelica, ma non è cattolica. Che cos'è quello?".

Distratta dalla mia domanda inattesa, Franca segue la direzione del mio dito e si osserva il medaglione appeso al collo. "Una spirale celtica, perché?".

Ho inquadrato il personaggio e parto con il secondo affondo: "Che cosa rappresenta?".

"Me l'ha regalata il mio maestro di yoga". Si è fatta titubante. Capisce che sta camminando su un terreno minato. Per questo evita di rispondere. Ma, cara mia, con te non ho ancora finito: "Bella! Ma che cosa rappresenta?".

Si sente sotto processo, sente che le sue convinzioni sono messe in discussione, così ha un soprassalto d'orgoglio e mi guarda sprezzante: "Rappresenta l'eterno ritorno. Il mio maestro me l'ha regalata per ricordarmi che tutto torna da dove è venuto. E' una sapienza antichissima, che risale agli antichi Egizi, che l'avevano ricevuta dai buddhisti e che l'hanno trasmessa ai Celti".

Mica male: idee poche ma confuse. Non commento e la lascio proseguire a ruota libera. Tanto ormai s'è scordata di don Sandro, la transustanziazione e la castità prematrimoniale. Adesso è lanciata sulla New Age. Vediamo dove arriva. "Che cosa significa che la spirale rappresenta l'eterno ritorno?", la incalzo.

"Significa, come le ho detto, che tutto torna da dove è venuto. Anche noi: nasciamo, viviamo, moriamo, poi rinasciamo... E' la reincarnazione, no?".

Ecco, anche la metempsicosi, adesso. Non avrei potuto sperare di meglio. Ma dev'essermi sfuggito un commento soprappensiero, perché la sento dire "Metemp... che?".

La cultura di questa genialona è davvero enciclopedica. "Niente, è solo la parola greca che descrive la trasmigrazione in un altro corpo dell’anima dopo la morte", rispondo. E poi aggiungo: "Lei sa che questa convinzione contrasta con la fede cattolica, vero?".

"Ma che c'entra? Uno non può credere un po' in quello che vuole? Mica devo pensare che è vero tutto quello che dicono i preti! Chissà quante balle ci rifilano! Bisogna essere critici, aperti. Bisogna saper prendere quello che di buono e di giusto c'è in ogni religione e...".

"No, Franca", la interrompo, "bisogna avere il coraggio di tirare le conseguenze, di chiamare le cose con il loro nome. E di ammettere che, se si segue una religione-fai-da-te, non si è più cattolici". Poi mi alzo e me ne vado.

E ora penso. Io non sono cristiano e men che meno cattolico. Però non posso fare a meno di prendere atto incuriosito di quello che vedo. E vedo gente davvero strana.

Gente che va a Messa perché così le è stato insegnato a fare nella propria tradizione culturale. Ma che non ha la più pallida idea di ciò che sta davvero facendo.

Gente che si dichiara cattolica e magari va pure a salutare il Papa, quando viene in visita nel suo Paese, sventolando le bandierine colorate e applaudendo e perfino commuovendosi. Ma che non ha la minima intenzione di conformarsi ai precetti che la Chiesa impone.

Gente che si oppone alla possibilità per adulti consenzienti e omosessuali di vivere apertamente e legalmente le proprie relazioni, "perché la famiglia tradizionale è il fondamento della nostra società". Ma che, senza tanti scrupoli, scopa e procrea prima del matrimonio e poi, dopo il matrimonio, tradisce il proprio coniuge, alla fine divorzia e magari si costruisce una nuova famiglia con qualcun altro.

Gente che si dichiara cattolica. Ma che riesce a far convivere credenze e superstizioni provenienti dalle culture più remote, convinzioni spesso incoerenti e incompatibili fra loro. Di sicuro, comunque, incompatibili con la religione cattolica.

Tutto questo, tutto insieme, nelle stesse persone. Io non capisco.

Shevek

(mirrorato su Tumblr)


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